Oggi la stampa ad iniezione è una delle tecniche più utilizzate nella lavorazione della plastica, soprattutto nei settori dell’automotive e dell’arredamento. Le origini di questa tecnica risalgono alla seconda metà dell’ottocento quando due fratelli americani John Wesley e Isaiah Hyatt brevettarono la prima pressa ad iniezione. L’utilizzo di questo macchinario risultava molto complesso in quanto funzionava come un grosso ago ipodermico, usando uno stantuffo per iniettare la plastica attraverso un riscaldatore cilindro in uno stampo.
STAMPA A INIEZIONE: Le evoluzioni nel 900
Nel 1903 i chimici tedeschi Arthur Eichengrung e Theodore Becker inventarono le prime forme solubili di aceto di cellulosa, di gran lunga meno infiammabile del nitrato di cellulosa e reso disponibile in una forma di polvere dalla quale è stato prontamente stampato a iniezione.
La prima pressa manuale per lo stampaggio della plastica ad iniezione comparve proprio in Germania negli anni venti e nel 1926 venne introdotta una macchina pneumatica il cui pistone iniettore era comandato da un cilindro ad aria compressa, mentre la chiusura dello stampo era eseguita a mano. I costruttori nei modelli successivi sostituirono i cilindri ad aria compressa con cilindri idraulici, i quali erano in grado di effettuare sia l’iniezione che la chiusura dello stampo. Nel 1939 Arthur Eichengrung brevettò lo stampaggio ad iniezione di acetato di cellulosa plastificato.
STAMPA A INIEZIONE: Il secondo dopoguerra e l’affermazione in Italia
Negli anni quaranta la seconda guerra mondiale creò un enorme domanda di prodotti economici e di massa per cui l’industria si espanse in maniera molto rapida.
La pressa arrivò in Italia negli anni quaranta e fu costruita da Marco Giani. Egli, già all’epoca previde l’importanza che avrebbe avuto la lavorazione delle materie plastiche al giorno d’oggi e fornì agli stampatori una piccola pressa manuale autonoma. Il processo che attivava tale macchinario prevedeva alcune fasi:
- Azionando la leva, le due metà dello stampo si chiudevano e il cilindro d’iniezione si comprimeva contro l’orifizio dello stampo;
- Il pistone veniva spinto nel cilindro riscaldato e la massa plastica veniva iniettata nello stampo;
- Muovendo la leva in senso contrario, lo stampo si apriva e un estrattore spingeva infine il manufatto fuori dallo stampo.
STAMPA AD INIEZIONE: Gli anni cinquanta e l’iniezione a vite
Gli anni cinquanta segnarono la svolta dello stampaggio a iniezione, in quanto molti costruttori erano intenzionati a sviluppare sistemi che consentivano di ottenere plastificazioni più omogenee e una distribuzione della temperatura più uniforme all’interno del materiale. Il primo aggiornamento riguardò la superfice di contatto con i materiali, la quale venne accresciuta mediante corpi alettati posti all’interno del cilindro. Successivamente furono messi in atto sistemi con pre-plastificazione del materiale, ottenuta utilizzando un estrusore a vite separato, disposto orizzontalmente o inclinato, che immetteva il materiale nel ciclo con un certo grado di plasticità. Il pistone completava l’operazione più facilmente e con maggiore accuratezza.
L’iniezione a vite consentiva un controllo molto più preciso della velocità di iniezione e sulla qualità degli articoli prodotti. Questa macchina era anche in grado di miscelare il materiale prima dell’iniezione, in modo che la plastica colorata o riciclata potesse essere aggiunta al materiale vergine prima di essere iniettata.
Un’altra protagonista dell’evoluzione dello stampaggio della plastica a iniezione fu la Triulzi, che presentò alla Fiera di Milano del 1951 la prima serie di presse idrauliche di media grammatura. A Milano Triulzi espose anche la prima macchina combinata per l’estrusione-iniezione di grandi manufatti di materiale plastico e nel 1955 inaugurò il nuovo stabilimento che fu tra le prime aziende ad esportare macchinari in Russia.
STAMPA AD INIEZIONE: L’evoluzione tecnologica negli anni settanta
Negli anni settanta venne sviluppato il primo processo di stampaggio a iniezione assistito da gas, il quale consentì la produzione di articoli complessi e garantirne il rapido raffreddamento. Ciò ha notevolmente migliorato la flessibilità di progettazione, la resistenza e la finitura delle parti prodotte riducendo al contempo i tempi di produzione, i costi, il peso e gli sprechi.
Queste tecnologie assunsero un ruolo predominante nella costruzione di macchine sempre più potenti e veloci. In questo periodo iniziò il boom delle presse destinate allo stampaggio a iniezione di bottiglie e di una varietà di articoli tecnici che poi avrebbero trovato applicazione nei settori automobilistici, medici, aerospaziale, prodotti di consumo, giocattoli, impianti idraulici e costruzioni.
La particolare attenzione alle innovazioni tecnologiche e al progresso è uno degli aspetti fondamentali su cui si basa la nostra filosofia, per questo nel corso degli anni si è puntato sull’avanzamento tecnologico, con un rinnovamento continuo del parco macchine. Ne è un esempio il nostro impianto di stampaggio ad iniezione a gas, che permette una maggior precisione e qualità nel riempimento dello stampo.
Noi di Reca Plast da sempre sviluppiamo soluzioni in materiale plastico a supporto dei nostri clienti, a partire dalla fase di progettazione attraverso la raccolta, l’analisi e la sintesi dei dati, fino alla consegna dei lotti di prodotto finito.
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